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Pasquale Chiesa (Genova, 1625 circa. - Roma, 1654) - Martirio di Sant'Andrea
Autore : Pasquale Chiesa (Genova, 1625 circa. - Roma, 1654)
Epoca: Seicento
Misure H x L x P  
Altezza cm. : 48cm
Larghezza cm. : 38,5cm
Profondità cm. : 3cm

Gli studi sulla personalità artistica di Pasquale Chiesa, del tutto dimenticata prima del recupero critico da parte di Safarik e Andrea G. De Marchi', hanno assistito negli ultimi anni ad una rapida accelerazione. Spetta infatti a Luca Calenne un importante contributo dove lo studioso ha messo in luce la presenza del pittore negli inventari di Pietro Paolo Avila, Antonio Barberini, del cavalier Petrucci e di Paolo Falconieri, e ha individuato il genovese in una lettera di Salvator Rosa indirizzata all'intellettuale e collezionista pisano Giovan Battista Ricciardi, al quale appartenevano quattro o cinque dipinti del pittore. Si devono poi a Gianni Papi alcune importanti integrazioni al suo catalogo', che si aggiungono alle opere menzionate nell'inventario dei beni di Camillo Phampili stilato nel 1650, individuate da Safarik e De Marchi in un gruppo di dipinti di notevole qualità tuttora conservati presso la Galleria Doria Pamphilij: un Sacrificio di Isacco, una Maddalena, un Agar e l'Angelo, un San Pietro pentito, un San Paolo eremita e un San Girolamo, tutti di grandi dimensioni, oltre ad una serie di paesaggi nei quali Chiesa collabora come pittore di figure con Gaspard Dughet, Jan
Baptiste Weenix, Jan van den Ende e Alexanders Coosemans.
A questo nucleo di partenza si sono quindi affiancati un San Girolamo inginocchiato già presso Jacques Leegenhoek a Parigi e un Martirio di san Bartolomeo (Madrid, Caylus), pubblicati come opere del genovese da De
Marchi; un San Girolamo a mezza figura già riferito a Giacinto Brandi e restituito al genovese da Francesco Petrucci; un Martirio di sant'Andrea conservato a Palazzo Barberini attribuito da Luca Calenne e un San Sebastiano e l'angelo reso noto da Gianni Papi?. Allo stesso Papi si deve inoltre la pubblicazione di altre due redazioni del Martirio di san Bartolomeo Caylus (entrambe note solamente in fotografia), di un Diogene e di un'Incredulità di san Tommaso conservata presso il Kunsthistorisches
Museum di Vienna, dove portava un riferimento a Paolo Finoglio®.
Come vediamo il corpus di Pasquale Chiesa è oggi in rapida espansione e ad esso andrà restituito anche questo piccolo ma importante Martirio di sant'Andrea (Fig. 1). Lontano dai grandi formati a cui il genovese ci ha abituati, nonché dalla potenza naturalistica e dalla furia che confermano le parole di Sebastiano Resta, secondo il quale Pasquale fu "scolaro" di Salvator Rosa e "imitatore grandissimo" di Ribera®, la rapidità pittorica di questa prova e la restituzione sintetica delle forme permettono di considerare il dipinto, con una certa sicurezza, un bozzetto preparatorio per una composizione più ampia; l'unico ad oggi riemerso del pittore, se si esclude il bel disegno reso noto da Francesco Petrucci propedeutico all'esecuzione del Martirio di san Bartolomeo Caylus o ad una delle altre
due redazioni.
E' proprio un confronto con quest'ultimo a non lasciare dubbi circa il riferimento a Chiesa: il medesimo anziano barbuto al centro della tela spagnola, incappucciato e agghindato con una veste color blu elettrico (Fig.
2), ricorre alla sinistra del Martirio di sant'Andrea; inoltre, la fisionomia caricata e grottesca del soldato all'estrema destra del bozzetto è pressocché identica a quella dello sgherro al vertice del triangolo compositivo del
Martirio di san Bartolomeo (Figg. 3-4), oppure a quella del personaggio raffigurato da Chiesa in un Paesaggio con natura morta conservato alla Galleria Doria Pamphilij e realizzato a quattro mani con Alexander
Coosemans (Fig. 5).
Una definitiva conferma è infine nella figura inginocchiata di sant'Andrea: essa è identica, in controparte, al bel San Girolamo recentemente presentato da Yuri Primarosa (Figg. 6-7)'°, dove è il medesimo anche il rosso spento della veste; la stessa cromia che ritroviamo nell'Incredulità di san Tommaso
di Vienna.
Se, come già detto, il rapporto con Ribera passa qui in secondo piano, complice anche la velocità di esecuzione e la pittura liquida che descrive rapidamente le forme, è per contro evidente quanto la lezione di Mattia Preti a Sant'Andrea della Valle e di Lanfranco a San Giovanni dei Fiorentini (Figg. 8-9), oltre a quella prevedibile di Salvator Rosa, abbiano giocato un ruolo chiave per la messa a punto di questa composizione (si pensi all'agitazione dei movimenti e all'atmosferico paesaggio di fondo), la cui redazione finale, forse una pala d'altare, resta ancora da identificare. Andrà però ricordato come un Martirio di sant'Andrea, presumibilmente di Chiesa, sia appartenuto a Giovan Battista Ricciardi e venne esposto dai suoi eredi, come Ribera, nel 1706 e nel 1715 nel chiostro della Ss.ma Annunziata di Firenze, assieme ad un San Girolamo e a un "San Bartolomeo martirizzato"'l: se è possibile che la tela corrisponda al dipinto oggi a Palazzo Barberini, come proposto da Luca Calenne, è altrettanto plausibile che la tela appartenuta al collezionista pisano debba ancora riemergere, e che il bozzetto che qui si presenta costituisca una sua prima idea.
Tommaso Borgogelli
Colli al Metauro, 5 novembre 2023

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