Un fanciullo alato dorme placidamente, nudo sotto candide lenzuola di lino, avvolto in una pregiata coperta di velluto. Quel bimbo è Amore: gli si addicono il cuscino cremisino e la faretra colma di frecce, abbandonata in primo piano. L'iconografia del suo sonno codificata in età classica e riabilitata nel Rinascimento aveva riscosso una rinnovata fortuna presso la compagine caravaggesca e tra i vari interpreti del Barocco seicentesco, al fine di celebrare quel momento sospeso di malinconico idillio durante il quale non può agire il potere fatale di quel volubile fanciullino. Le peculiarità fisionomiche del suo volto, assieme al rigoglioso paesaggio sullo sfondo , di vaga ascendenza molesca ›, permettono di attribuire il dipinto al pennello del reatino Antonio Gherardi: uno degli artisti più originali del Barocco romano, la cui rivalutazione critica, dopo la pionieristica apertura di Hermann Voss nel 1924, si deve soprattutto alla mostra tenutasi a Rieti nel 2003 e a un recente articolo monografico di Francesco Petrucci (Voss 1924, pp.562/564; Antonio Gherardi 2003; Petrucci 2022).
Pittore, architetto e inventore, Gherardi fu un artista universale che si affermò nei più disparati settori: dal disegno all'incisione, dalla modellazione dello stucco alla regia di complessi apparati effimeri, fino alla progettazione di sofisticati arredi sacri e profani. L'opera in esame, databile al settimo decennio del Seicento per la marcata intonazione neoveneta, costituisce una prova assai precoce del percorso pittorico gherardiano, ancora in via di definizione, trattandosi di una risposta alle sollecitazioni ricevute dall'artista al suo viaggio di studio nell'Italia settentrionale (Bologna, Milano e Venezia), compiuto tra la fine del 1667 e l'inizio del 1669 alla ricerca «del gusto, della maniera e del bel colorito lombardo» (Pascoli, in Vite de pittori 1730/1736, 1736, ed.1992, p. 726).
La figura di Cupido mostra analogie con altri putti dipinti da Gherardi diversi anni più tardi in alcune pale d'altare, come la «Madonna col Bambino e sant'Andrea» di Gubbio o l'«Educazione della Vergine» del duomo di Poggio Mirteto, qualificate da forme più nitide e compatte, peculiari del suo linguaggio maturo, oggi meglio conosciuto. Le indagini diagnostiche effettuate per l'occasione, inoltre, consentono di penetrare la calibrata genesi della composizione del dipinto: oltre ai lievi aggiustamenti nella posizione del volto di Amore, è visibile ai raggi X un vistoso pentimento nella posizione della gamba sinistra, inizialmente dipinta nuda e piegata, poi abbassata dall'artista in corso d'opera al fine di lasciare maggior spazio al paesaggio.
[YURI PRIMAROSA]
-etratto del catalogo: "Galleria Giamblanco trent'anni di attività"